G. G. (B.) – Le voci che sanno raccontare gli Extra Mile

Carlito’s Way

G. G. (B.)
Le Voci dell’Extra Mile

Sì, sto scrivendo di Gian Piero Galeazzi.
E non è un “coccodrillo”, non sono un giornalista e sta a me, non sono capace di farli i coccodrilli e, salvo alcuni, molto rari, non mi piacciono neppure. La foto che ho messo è mia solo perchè non mi piace mettere immagini di chi è appena andato via, e poi l’ho fatta al Centro Federale Canoa e Kayak di Castelgandolfo, quindi lui apprezzerebbe.
Tra gli scarni lettori di questo mio blog “overgorund” alcuni potranno dire: ma come, Carlito, metti Gian Piero Galeazzi nella galleria dei tuoi “heroes” insieme con David Bowie, Tara Gandhi, i Blues Brothers, Sal Maddi ed altri che verranno? Non è che stai mischiando sacro e profano? Chissenefrega.
Perché, per l’appunto: “we can be heroes just for one day”, diceva uno di loro, e per Carlito non conta se lo sei stato tutta la vita o solo per un giorno o due, un mese o quello che è, contano semmai la significatività e l’impatto su quello che mi va e mi piace testimoniare. Niente altro.
Cosa ha avuto di speciale Galeazzi per Carlito al punto di metterlo nella sua gallery?
E’ stato uno di quelli che sapeva fare qualcosa di eccezionale mentre accadeva l’eccezionale, sapeva riconoscere il momento esatto in cui accadeva lo straordinario e aggiungeva straordinarietà nello stesso momento in cui accadeva qualcosa di extra-ordinario.
Sapeva immortalare il momento nel momento stesso in cui accadeva, aggiungendogli valore senza eguali e trasformandolo in una storia, di quelle che rimangono nella Storia.
Aveva il dono della retorica nobile senza farla diventare rituale.
Nei miei Sportytelling, la narrazione dell’essenza di quello che lo Sport ha da insegnare, che mi accompagna da anni come mia creatura, il video di Rossi e Bonomi a Sydney 2000 è quello che apre la narrazione; lo abbiamo visto mille volte, ma ogni volta strappa sguardi, commenti e posture differenti, al di là dei retroscena che lo accompagnano, che pochi conoscono e che rappresentano la parte più interessante della storia.
Continuerò ad utilizzarlo, non sarà mai datato proprio per quello che ho scritto sopra.
Al di là delle “comparsate” che gli hanno fatto fare nella sua carriera, il suo cuore non era quello dell’intrattenitore o del semplice “commentatore sportivo” in quanto giornalista, ma era quello del narratore.
Pochi sanno raccontare l’extra mile, quel “qualcosa di diverso” nel momento stesso in cui sta accadendo, pochissimi.
Lui non stava su quelle barche con gli Abbagnale e Peppino di Capua o con Rossi e Bonomi, lui era dentro, intorno e sopra (in alto)  a quelle barche, le spingeva e trascinava con con la sua voce roca, ed è bello immaginare che gli abbia dato qualche metro di vantaggio, anche se sappiamo tutti che non è così, ma viene da immaginarlo.
Come Victor Hugo Morales nel racconto immediato del gol di Maradona all’Inghilterra, “la jugada de todos los tiempos”, secondo lui, ma lo ha fatto credere a tutti, perchè non era una telecronoca, era una narrazione dello straordinario mentre accadeva.
E poi caro Galeazzi, e qui ti chiamo Bisteccone (ma come hai fatto ad accettare quel soprannome), forse solo perché eri del Circolo Canottieri e rappresenti la parte nobile dell’antica Roma nella modernità, quella guascona ma non cafona, Carlito ama quel “fuori onda” (non mi ricordo in quale evento e con chi) in cui, alla fine della telefonata in diretta, dopo i tuoi “grande, grande” e “sei un mito”, appena messo giù hai sparato un “ma vaffanculo” che non è altro che la narrazione dell’esito emozionale di molte delle telefonate che ciascuno di noi ha fatto nella sua vita: dite che non è vero, tanto Carlito non ci crede e mi fa sbellicare dalle risa.
Per questo, per la capacità di raccontare da guascone gli “extra miles” che sono diventati Storia e memoria collettiva, e anche quelli impronunciabili, sei nella mia heroes gallery.
E siccome non mi piace l’idea consunta di immaginarti in cielo insieme con qualcuno dei tuoi eroi extra mile, preferisco immaginarti con i Tre Uomini in Barca di Jerome K. Jerome, insieme con lo stesso Jerome, Harris, George e il cane Montgomery, a raccontarsi storie e ridere di continuo mentre la barca scorre sul fiume sfilando per la campagna.
Un tre con, o un quattro senza, o un quattro con, visto che c’è anche il cane.