Carlito era il diminutivo con cui i miei genitori e i miei compagni di infanzia ed adolescenza mi chiamavano, e per alcuni di loro sono ancora Carlito.
Il mio sogno da ragazzo era quello di fare il Geologo, spaccare la terra per vedere cosa c’era dentro, ma poi la strada ha deviato e mi ha portato ad occuparmi di organizzazioni e delle persone che ci lavorano dentro, ma lo spirito del geologo l’ho trasferito nella professione che pratico da 30 anni: quante organizzazioni ho esplorato “mettendoci dentro le mani” e quante persone ho incontrato e formato viaggiando nelle loro esperienze come Psicologo del Lavoro e delle organizzazioni; forse per questo mi piace più pensarmi come uno “psiconauta” che come uno psicologo.
Da viaggiatore ed appassionato di cinema quando vidi la prima scena di Carlito’s Way rimasi folgorato, Brian De Palma aveva riproposto un tema geniale: fin dall’inizio si sapeva giù come sarebbe andata a finire. Ma non del tutto, perché nelle sue visioni Carlitos Brigante (Al Pacino) ripercorreva deviazioni che intrecciavano quello che era stato e quello che avrebbe voluto essere e fare, per arrivare alla sua Paradise Island, alla quale mai arrivò, ma della quale mai abbandonò l’idea e il sogno. E’ da lì che mi sono appassionato all’idea della Resilienza, che studio e pratico da 20 anni
Carlitos Brigante era un vero resiliente.
Come Carlito continuo quindi ad esplorare motivazioni, sentimenti e bisogni, e continuo il viaggio professionale e umano con l’idea che sia sempre possibile, anche se le cose sembrano già scritte e nonostante cambi tutto velocemente, e proprio per questo, di trovare deviazioni di percorso da condividere, che rendano meno banale il viaggio nelle cose, nelle menti e nelle organizzazioni.
Deviazioni.
E’ a questa idea di viaggio che il blog s’ispira ed è dedicato.