Carlito’s Way
La storia della vita William Stoner, di John Williams, è quella di un uomo che sceglie la normalità come registro esistenziale, una normalità ferrea e spietata verso se stesso e tutti gli altri, e proprio per questo spudoratamente identitaria e modernissima nello svelare l’estrema complessità interiore di chi sceglie di vivere con grandezza nella levità di luci soffuse, rifiutando il plateale.
Stoner dedica la sua vita all’apprendimento e all’insegnamento, e lo fa con un understatement senza compromessi, con una fedeltà alla propria sete di normalità che lascia stupiti, a volte attoniti, in altri momenti quasi innervosisce, finche non ti arrendi ed accetti la sua cifra, anche tu senza compromessi.
“[…] sentì riaccendersi la vecchia passione per lo studio e l’apprendimento. Con la curiosità e l’entusiasmo infaticabile dello studente, la cui condizione è sempre senza età, tornò all’unica vita che non lo aveva mai tradito. E scoprì che non se n’era mai allontanato, neppure al culmine della disperazione”.
L’unica vita che non lo aveva mai tradito, la passione per lo studio e l’apprendimento.
Come faccio a non amare Stoner e a provare una profonda ammirazione per lui?
Da lui ti aspetti sempre uno scatto, uno slancio verso l’esterno, che non avvengono mai, perché ha capito che cosa non lo tradirà mai.
Alcuni lo considerano un romanzo “triste”, per me è un romanzo di formazione entusiasmante, ha tutto dentro.
Quando ho finito di leggerlo ho provato sentimenti ambivalenti, di energia e smarrimento; avrei voluto conoscerlo.
E’ un romanzo da leggere a luci basse o in piena luce, senza vie di mezzo, disposti a farsi illuminare dalla luce che emana scrittura.
Per Carlito è una lettura irrinunciabile, come fu quella dello scrivano Bartleby, che sono certo sarebbe rimasto vicino a Stoner nelle ultime indimenticabili pagine del libro.
John E. Williams nacque nel Texas nel 1922, partecipò alla Seconda Guerra Mondiale in India e Birmania ed in seguito fu professore di letteratura inglese all’Università del Missouri. Morì nel 1994, scrisse altri capolavori, e fu scoperto tardi.