Tara Gandhi – I Leader Silenziosi

Carlito’s Way

Tara Gandhi Bhattacharjee
I Leader Silenziosi

 

Mi trovavo a Delhi di ritorno dal Ladakh, definito come il “Piccolo Tibet”, un viaggio faticoso in una terra complicata e bellissima, da dove si poteva ammirare il K2 nella sua immensità, come se fosse ad un passo.
Era il 10 Agosto del 2011, mi ritrovai dall’aria rarefatta di Leh, la capitale militarizzata della regione del Ladakh, al caldo umido insopportabile post-monsonico dell’immensa città, e decisi di spendere il tempo che avevo prima di tornare in Italia per visitare il Mausoleo del Mahatma Gandhi, e la sua casa, nel giardino della quale fu assassinato nel lontano 30 Gennaio del 1948.
Fu emozionante vedere dove viveva, i ricordi della sua formidabile vita ed i cimeli della sua persona, compresi i famosi occhialini rotondi.
Il caldo era intollerabile, e decisi di sedermi su una panchina riparata da un immenso albero, per bere una bibita e riprendermi dallo sforzo.
Si avvicinò una bella ed elegante Signora, e mi chiese se poteva sedersi vicino a me.
Iniziò una lunga conversazione: lei era molto curiosa della mia vita, non solo da dove venivo, ma di cosa facevo, di come lo facevo, delle persone che incontravo, di come vivevo, di come funzionavano l’istruzione e la sanità in Italia, dei luoghi che avevo visitato, e di molte altre cose. Ero sorpreso della sua sincera curiosità e dell’attenzione con la quale mia ascoltava, così come della enorme cultura che esprimeva tramite le osservazioni che faceva.
Poi toccò a me, anche io ero curioso di lei: e lei mi disse che si occupava di una Fondazione che aveva come missione quella di portare il pensiero e l’ispirazione gandhiana non solo in India, ma in tutto il mondo. Ma non solo, anche di fare cose pratiche, come dare supporto e formazione alle donne vittime di ingiustizie sociali e violenze, così come favorire la formazione professionale per diffondere cultura e competenze nei villaggi più poveri del Paese.
Più in generale, tutto questo nel rispetto del “Shanti Sena”, il principio che incarna la disciplina del coraggio di Gandhi.
Chiacchierammo di queste cose per due ore, ed imparai da lei più cose di quelle che avevo visto anzi, potei vedere alcune di quelle cose in maniera differente, come se avessi indossato un paio di occhialini rotondi.
Al termine della nostra conversazione mi chiese se potevamo restare in contatto e scambiarci le mail per scriverci ogni tanto e sapere come andavano le nostre vite. Un “namastè” reciproco alzandosi in piedi, e via.
Ci scambiammo i biglietti da visita: era Tara Gandhi, l’ultima nipote del Mahatma, e lo scoprii solo alla fine. Rimasi impietrito su quella panchina per un altro quarto d’ora: abituato com’ero all’esibizione dei nomi celebri e dei job title più improbabili, non mi sembrava possibile che una personalità come Tara si fosse interessata a me senza sapere chi ero, che mi avesse dedicato tanto tempo, ma soprattutto che si fosse rivelata solo alla fine, con una semplicità disarmante.
Tara Gandhi è la Vice Presidente della Fondazione di cui vi parlavo, e la massima testimone vivente del pensiero gandhiano, una personalità di un valore inestimabile.
Mi sono alzato da quella panchina leggero, con un sorriso sulle labbra durato a lungo, e di avere appena avuto il dono di una grande lezione di leadership, quella vera, che non si esibisce con le braccia conserte, semplicemente perché parla con i fatti ed usa solo le parole che servono.
Anche per questo Carlito ha sempre avuto una predilezione per i leader “silenziosi”.
Grace under pressure, my friends.